In Italia la legislazione in materia di immigrazione affonda le sue radici molto lontano, ed è spesso stata al centro del dibattito politico e sociale. A cavallo tra l’800 e il ‘900 il nostro Paese è stato protagonista di enormi flussi migratori in uscita, verso gli Stati Uniti e altri stati europei, e proseguiti anche nel pieno del secolo scorso. Contemporaneamente, però, negli anni ’60 del ‘900 si è cominciato ad assistere anche ai primi fenomeni di immigrazione – come analizzato nel suo libro dall’avvocato Pitorri di Roma, esperto in diritto dell’immigrazione – tanto dal portare nel 1986 alla creazione di una legge che regolarizzasse e sistematizzasse la situazione, la cosiddetta Legge Foschi (“Norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine”). La legge garantiva una serie di diritti fondamentali ai lavoratori immigrati presenti sul territorio italiano, prevedeva l’istituzione di una Consulta per i problemi dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, la programmazione dei lavoratori subordinati extracomunitari, regolarizzava le procedure per l’accesso all’occupazione, e istituiva la regolarizzazione delle situazioni pregresse. La Legge Foschi, ricorda l’Avvocato Pitorri di Roma, fu particolarmente significativa perché introdusse una serie di concetti essenziali, come il ricongiungimento familiare, la piena uguaglianza, almeno sul piano formale, fra lavoratori italiani e stranieri. La legge Foschi fu, inoltre, accompagnata da una grande sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati che coinvolse circa 100mila stranieri presenti in quel momento in Italia. Un testo corposo e molto elaborato, che garantiva una serie di diritti, ma che per buona parte rimase inattuato. 

Il tema di una sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati è tornato attuale nel 2020, tanto di arrivare a parlare di regolarizzazione rapida e immediata al momento della diffusione del Covid-19 e della conseguente emergenza sanitaria. In Italia, infatti, sono stati emanati una serie di provvedimenti che hanno introdotto, tra le altre cose, anche alcune novità in merito al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno. Con una circolare il dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione ha chiarito quanto previsto dal cosiddetto “Cura Italia”, decreto legge 17 marzo 2020, n.18, primo provvedimento emanato per gestire l’emergenza coronavirus. Nello specifico il decreto legge prevede che “per i procedimenti amministrativi, avviati alla data del 23 febbraio 2020 o iniziati successivamente ad essa, non si tiene conto del periodo compreso tra la medesima data e quella del 15 aprile 2020”. Viene, inoltre, “conservata la validità fino al 15 giugno di certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020”. Da più parti, nel frattempo, è auspicata una sanatoria per la regolarizzazione degli stranieri irregolari in Italia, che abbracci tutti i lavoratori non regolari e che segua l’esempio della sanatoria avvenuta nel marzo 2020 in Portogallo. Un provvedimento, dunque, che garantisca la regolarizzazione immediata per tutti gli stranieri irregolari che abbiano già fatto richiesta di permesso di soggiorno, e per tutti i richiedenti asilo, e che permetta, dunque, di godere degli stessi diritti e servizi (inclusi quelli sociali e sanitari), in un momento emergenziale come quello legato alla diffusione dell’epidemia del Covid-19. Ringraziamenti: Avvocato Pitorri Iacopo Maria Roma.